Ceci n'est pas di Lithos19 tra i finalisti del Premio Arte Rugabella
Sulla natura
Il Premio Arte Rugabella 2012 propone come tema di indagine le diverse accezioni con cui è possibile osservare e percepire la natura, in un dialogo continuo tra l'uomo e le forze misteriose che la animano, tra la dimensione dell'artificiale e la sua spontaneità generativa, tra le leggi umane e l'inafferrabilità dei suoi processi vitali.
Natura è imperscrutabile dimensione che riporta all'origine, all'atmosfera primordiale dell'inizio.
Principio eziologico, giardino dell'Eden, habitat vitale, dilemma leopardiano, rifugio epicureo, dimora di forze animistiche, gabbia intricata o sfogo liberatorio, equilibrio di ineluttabile ciclicità.
Ciò che è in natura è universalmente connotato come retaggio di un'età aurea perduta, come persistenza di una perfezione, luogo dell'appagamento e della pienezza non bisognosa.
La natura non è costante e immutabile presenza, né entità innata. La forza della sua esistenza sta nella sua fragilità, nel ciclico mutare della sua essenza fatta di vita e di morte. Nessun mito creazionista o alcuna presocratica arbitrarietà di principio può cogliere la sfuggente quanto dinamica organicità di un divenire che distrugge ogni sacrale staticità o tentativo di controllo. Da sempre l'unica sua chiave di comprensione è semplicemente accostarsi ad essa e percepirne gli effluvi. Vivere la natura è una necessaria esperienza sensitiva, anche quando è la scienza a doverla indagare. È inevitabile dunque avvicinarsi alla forma mentis dell'imprevisto e dell'imprevedibile, dell'incerto e dell'inaccertabile, dell'incontrollato e dell'incontrollabile, dell'irregolare e dell'irregolabile.
Il mondo degli istinti e delle pieghe oscure della conoscibilità fa del vivere secondo natura un percorso gnoseologico, un itinerario della mente verso una fisiologia emozionale, empatica, umorale. Si attuano così processi percettivi diversificati che si estendono dalla rappresentazione all'osservazione, dall'immersione panica alla documentazione di variazioni metamorfiche ed evolutive, fino alla mimesi ed all'emulazione. La natura conferma il suo essere cangiante e inafferrabile assumendo le sembianze ora di fenomeno, ora di scenario performativo, ora di metafora degli stati d'animo umani.
Una sorta di camouflage identifica un rapporto necessario e da sempre imprescindibile dell'uomo con la natura, anche quando quest'ultima si manifesta in tutta la sua forza devastante.
Si scopre un'interazione ineludibile fatta di bisogni e di risposte reciproche da cui si schiudono naturalismi che mettono in gioco un rapporto controverso, materno, indissolubile e inestinguibile, unito dalla prodigiosa risorsa della vita.
Principio eziologico, giardino dell'Eden, habitat vitale, dilemma leopardiano, rifugio epicureo, dimora di forze animistiche, gabbia intricata o sfogo liberatorio, equilibrio di ineluttabile ciclicità.
Ciò che è in natura è universalmente connotato come retaggio di un'età aurea perduta, come persistenza di una perfezione, luogo dell'appagamento e della pienezza non bisognosa.
La natura non è costante e immutabile presenza, né entità innata. La forza della sua esistenza sta nella sua fragilità, nel ciclico mutare della sua essenza fatta di vita e di morte. Nessun mito creazionista o alcuna presocratica arbitrarietà di principio può cogliere la sfuggente quanto dinamica organicità di un divenire che distrugge ogni sacrale staticità o tentativo di controllo. Da sempre l'unica sua chiave di comprensione è semplicemente accostarsi ad essa e percepirne gli effluvi. Vivere la natura è una necessaria esperienza sensitiva, anche quando è la scienza a doverla indagare. È inevitabile dunque avvicinarsi alla forma mentis dell'imprevisto e dell'imprevedibile, dell'incerto e dell'inaccertabile, dell'incontrollato e dell'incontrollabile, dell'irregolare e dell'irregolabile.
Il mondo degli istinti e delle pieghe oscure della conoscibilità fa del vivere secondo natura un percorso gnoseologico, un itinerario della mente verso una fisiologia emozionale, empatica, umorale. Si attuano così processi percettivi diversificati che si estendono dalla rappresentazione all'osservazione, dall'immersione panica alla documentazione di variazioni metamorfiche ed evolutive, fino alla mimesi ed all'emulazione. La natura conferma il suo essere cangiante e inafferrabile assumendo le sembianze ora di fenomeno, ora di scenario performativo, ora di metafora degli stati d'animo umani.
Una sorta di camouflage identifica un rapporto necessario e da sempre imprescindibile dell'uomo con la natura, anche quando quest'ultima si manifesta in tutta la sua forza devastante.
Si scopre un'interazione ineludibile fatta di bisogni e di risposte reciproche da cui si schiudono naturalismi che mettono in gioco un rapporto controverso, materno, indissolubile e inestinguibile, unito dalla prodigiosa risorsa della vita.
a cura di Fabio Carnaghi
Castano Primo, Villa Rusconi 29 settembre - 7 ottobre 2012
Lunedi-Venerdì 16.30 - 19.00 Sabato e festivi 10.00 - 12.00 -- 16.30 - 19.00
Sabato 29 settembre h 17.00 inaugurazione e premiazione
Lunedi-Venerdì 16.30 - 19.00 Sabato e festivi 10.00 - 12.00 -- 16.30 - 19.00
Sabato 29 settembre h 17.00 inaugurazione e premiazione
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