Bevi l’acqua corrente, che rende la gente intelligente; lascia l’acqua stagnante, che fa la gente ignorante.
Ama la spazzatura, che non è la vera lordura. Ogni viaggio dev’essere omaggio.
I genovesi – ma non solo loro – riconosceranno al volo l’origine di queste brevi poesie in rima. L’autrice, Melina Riccio, si firma sempre, con tanto di M a forma di mela.
Su internet girano diverse ipotesi sull’origine delle scritte che appaiono su muri, saracinesche e autobus di Genova ma anche Roma, Milano, Napoli, ed altrettante teorie sulla stramba signora avvistata e a volte pedinata dai curiosi.
Per conoscere la vera storia di Melina è sufficiente guardare il documentario realizzato dalla giovane regista genovese Serena Gargani, di cui proponiamo la versione ridotta di 10 minuti. Un’opera prima autoprodotta che Serena ha realizzato col pretesto della tesi di laurea sul cinema documentario.
L’idea è nata dal desiderio di saziare innanzi tutto una curiosità personale: «All’inizio mi davano fastidio le scritte – racconta Serena – mi sembravano troppo melense, pensavo fossero di qualche ragazzo, poi mano a mano che le leggevo e le scoprivo nei posti più nascosti è nata la curiosità per il mistero, così ho cominciato a chiedere in giro se qualcuno ne sapesse qualcosa, fino a che non l’ho incontrata, un pomeriggio, in piazza Matteotti. Mi si è avvicinata con una pagnotta in mano chiedendomi: “Tu cosa ti aspetti dalla vita? Pane o grane?” “Pane”. E sono tornata a casa con la pagnotta.»
- Com’è stato rapportarti con Melina?
«Rapportarsi con lei è molto difficile perché comunque le scelte che ha fatto sono radicali e al limite della follia. Pensando poi di dovere insegnare agli altri a vivere come lei, venivo spesso spronata a fare o non fare tutta una serie di cose secondo il suo ritegno, come ad esempio non toccare i soldi, di conseguenza quindi bere e mangiare solo cibo non comprato ma trovato per strada. Quando la incontravo con i miei due cani mi sgridava perché secondo lei gli animali dovrebbero essere lasciati liberi. Persino i colori dei vestiti dovevano essere colori della natura, quindi se arrivavo con una maglietta nera storceva il naso, e cose di questo genere. Al contrario a volte dimostrava di essere meno “pazza” di quello che sembra, perché lasciandosi un pò andare, per qualche minuto smetteva di parlare a filastrocche e magari mi raccontava qualcosa del suo passato».
- Quindi è cambiata l’idea che avevi di lei?
«Dopo il documentario ho messo insieme una visione più lineare del suo modo di pensare, ho quasi compreso le sue scelte, perché in fondo non dice e non fa cose sbagliate, anzi in una società che corre verso l’opposto forse un personaggio come lei può far riflettere».
Forse anche grazie al film di Serena, Melina riuscirà a diffondere il suo messaggio anarchico di pace e salvezza, perché lei, come avverte nel video, cambierà il mondo come ha cambiato se stessa.
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