Primo e secondo premio al V FESTIVAL MEDIAMIX

La Giuria dopo una attenta valutazione e l'esclusione di molti lavori interessanti ha l'onore di considerare le persone qui di seguito citate come vincitori con le seguenti motivazioni: 

Sezione 1 – Culture e ambiente 

1 PREMIO 
Collettivo Lithos19, Ceci n'est pas (2'08'') 
L’icona dell’uomo moderno, la marionetta immobile che si trasforma in sagoma inerte di fronte allo spettacolo della terra, diventa pretesto per raccontare il non-rapporto con la Natura, sottolineato dalla necessità di filtrare la visione del reale attraverso il codice infedele della tecnologia. L’uomo ha perduto la capacità di percepire ciò che lo circonda, limitandosi alla contemplazione del pallido riflesso trasmesso dallo schermo di un cellulare. 

Commento: 
Un ottimo soggetto e ben realizzato: attrazione e percezione mediata attraverso il prodotto. Visione critica verso la cultura e l’ambiente molto accentuata 

2 PREMIO 
Patrizia Monzani, Found_footage (5') 
L'acqua come simbolo della natura, l'acqua come origine della vita e quindi dell'uomo. Il video, realizzato interamente con materiale d'archivio, narra in breve la storia dell'umanità e del suo rapporto con il pianeta terra. 

Commento: 
Definita dalla giuria come “Videopoesia”, questo video “d’autore” denota un’ottima elaborazione di montaggio e soggetto. 

Patrizia Monzani, Ablo  (3') 
 Per me raccontare Ablo - ed il nostro incontro - non poteva prescindere dalla sua musica, infatti, è da lì che sono partita. Ho voluto riprenderlo mentre suona, commenta i testi delle canzoni, spiega gli strumenti. La questione della tradizione e della sua trasmissione mi sono sembrate fondamentali: il perno attorno a cui tutto ruota. L’equilibrio difficile tra la fedeltà alla tradizione e la necessità di modificarla per renderla comprensibile e così trasmetterla sono alla base della ricerca musicale di Ablo, ma la tradizione è anche ciò che guida la sua vita, che lo definisce, a cui torna. “Sei nato in mano ai tuoi genitori”: vale a dire vieni proprio da lì, da un posto preciso, una famiglia, una cultura. Può sembrare scontato, eppure è necessario sapere da dove si viene e quindi chi si è per riuscire a comunicare, avvicinarsi all’altro e all’altrove, costruire qualcosa, essere in grado di andarsene ma anche di tornare. E questo vale per tutti: chi emigra e chi resta, chi scappa e chi viaggia. Ho cercato di rilevare ed amplificare l’universalità del discorso di Ablo, interpretandolo senza snaturare il senso della sua ricerca. Per questo ho deciso di usare simboli semplici, immediati ed evocativi, sviluppandoli tramite la tecnica dell’animazione con la sabbia i cui colori e testura rimandano ad una possibile estetica africana, in realtà totalmente filtrata dalla mia immaginazione. 

Commento: 
Video che unisce una suggestiva rappresentazione visiva dell’intervistato con la musica del suo paese di origine. Un buon lavoro per far conoscere la cultura e la “voce altra”. 

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